Post Scriptum di Stefano Rosini

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Quando i genitori sono invadenti e invasivi.
Il comportamento di molti genitori varia nei modi e negli atteggiamenti più disparati a
seconda dell’impiego o meno del figlio durante le partite di calcio.
Ebbene io in questo momento ho una doppia veste perché oltre ad essere un allenatore sono anche genitore con i figli che “ fanno” scuola calcio.
Dalla mia esperienza da allenatore ma anche da quella personale ho notato che i
genitori nella maggior parte dei casi cercano attraverso i figli di vivere una seconda vita o
avere una seconda chance di successo: avere quello a cui hanno dovuto rinunciare loro
chi per motivi lavorativi, chi per “incapacità tecniche”.
Molto spesso prendono decisioni o impartiscono lezioni specifiche ai figli che non sono di
loro competenza, ma spettano all’allenatore e alla società.
Invadenti perché li vedi e li senti in tribuna sbraitare, lamentarsi, commentare,
litigare durante le partite, e spesso li trovi nella sede sociale a cercare chiarimenti
su materiale mancante, posizioni di gioco sbagliate, non valorizzazione dell’enorme
talento del figlio e tante altre cose da farmi rimanere stupito ogni volta.
Invasivo invece è il comportamento peggiore perché va a colpire direttamente il
ragazzo sia nel suo “lavoro”, sia nel rapporto personale con l’allenatore e con i
compagni di squadra. Gli preparano la partita da fare, gli dicono come comportarsi
in campo, a chi passare la palla più frequentemente, tentare soluzioni personali ed
essere il più protagonista possibile per farsi notare ed essere sempre il migliore in
tutto.
La maggior preoccupazione di questi giovani è quella di non
disattendere le aspettative del genitore; spesso lo cercano in tribuna con lo sguardo
attendendo un cenno di approvazione dopo una giocata o un’azione personale.
Questo non significa svalutare il contributo dei genitori, né rinunciare all’apporto che questi
possono dare alla vita sportiva della società.
Ci sono infatti padri che si rendono disponibili a un ruolo di aiuto nell’organizzazione di
trasferte o manifestazioni particolari, così come esistono molte madri coinvolte nella
gestione di eventi extra-sportivi o nella cura di divise e del materiale sportivo.
Tutto questo ha un grande valore e stimola nei ragazzi maggior coinvolgimento; anche per
la società sportiva e per tutto il team dei tecnici diventa un dovere considerare la famiglia
come un’importante risorsa che promuove l’amore per lo sport e il miglior funzionamento
della società stessa.
Il rapporto allenatore-genitore dovrebbe essere il più distaccato possibile, all’interno di una
logica di collaborazione di rispetto e di dialogo. Questo significa non negare un colloquio
con un genitore “oppressivo”o con il “genitore del fenomeno” sopraindicato, ma si traduce
nel sapere mettere dei paletti quando questo genitore richiede un’attenzione particolare.

“Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori” – Mahatma Gandhi

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