DIARIO DA LA ROCHELLE DI SIMONE GESI

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Con David, come al solito, siamo partiti di notte, in ritardo, dopo la sosta dal Leone di Caprera (con il nuovo Cabernet de “La Cura”, eccezionale quanto il Merlot) ed il saluto con Silvio, il terzo ideatore del “Comitato 4236 miglia”.

Il ritardo è stato colmato (forse abbiamo anche 3 foto scattate in automatico al nostro passaggio sulle autostrade francesi): dopo 14 ore esatte siamo a La Rochelle.

La città ha messo i suoi abiti migliori: una giornata mediterranea, gente, ma traffico tranquillo.

Mentre David si riposa, corro alla darsena dove sono raggruppati i Mini, accanto all'Acquario.

Che spettacolo: ci sono tutti i colori possibili e le centinaia di bandiere sui gran pavesi delle barche sventolano tranquille. Sono ancora momenti di tensione relativa perché tutti gli atleti ed i supporter sono impegnati negli ultimi preparativi.

Dall'alto lo sguardo si muove a cercare “Dagadà – Spirito di Maremma”. Nella selva di gran pavesi, alberi e sartie, so cosa cercare: delle bandiere sbiadite dal tempo (sono 4 anni che salgono e scendono dall'albero – ora sono su quello nuovo) e tra queste, riconoscibili ovunque, il logo di Giuliano Giuggioli e quella della Provincia. Eccole ! La barca è al centro della darsena.

Allora giù, sui moli galleggianti.

Il Mini è proprio una barca per nani: a bordo scorgo Simone e l'indaffarato Stefano Barbi.

Eccomi e l'abbraccio con Simone è intenso (ci siamo, ora vedremo se ognuno di noi ha lavorato come si deve).

Sulla barca non salgo (scaramanzia, come il divieto di salita a babbo Armando che, nel 2009, fu tra coloro che erano a La Rochelle a completare la frettolosa preparazione - e sappiamo poi cosa è successo).

Il marinaio è tranquillo pur nel caos del momento. Degli altri follonichesi non c'è traccia; troppi, meglio averli mandati in gita turistica all'Ile de Ré. C'è bisogno di fare il necessario e non perdersi in saluti e chiacchiere.

Tò, ecco Giancarlo Pedote (grande Transat 2009) che dopo la durissima esperienza sul “Figaro” si aggira tra i Mini (obiettivo, Transat 2013 questa volta su prototipo). Saluti, subito qualche consiglio. Ancora si chiede come Simone abbia affrontato il Golfo di Biscaglia in tempesta senza pilota automatico !

Sono lì sul molo a poppa e guardo i due nani armeggiare, proseguire le sistemazioni.

Grande sorpresa: mi passa accanto Matteo Miceli (ex Este 24, grande navigatore, romano simpatico, tosto, che non disdegna i piaceri della vita). Un abbraccione e poi l'invito: “ahò, ho fatto come Bellavita (era il nostro Este 24), alle 19 tutti ar busse a du' piani, quello rosso, si magna e si beve, ci so pure le sasicchie ! Movetevi, ce volete pure voi e Simone”.

L'andazzo non fa sperare di farcela per le sette a raccogliere l'invito.

Che l'aperitivo sarò saltato (e così avverrà) lo conferma l'arrivo tanto atteso di Luca Del Zozzo e Daniela Klein, entrambi in gran forma. Baci e abbracci e subito entrambi occupano “Dagadà”.

Via quegli elastici, sistemiamo questo attacco e poi Luca sotto coperta.

Inizia lo spettacolo: come Simone con i suoi allievi, il romagnolo mette sotto torchio il maremmano e rivoluziona tutte le sistemazioni interne. “Questo a che serve ? Via !” e cos'ìì avanti per due ore. Ordini perentori ed indiscutibili. Perfino Daniela è sorpresa, ma Luca sa che con Simone si deve fare così, nessuna discussione, ma provvedimenti decisi.

Insomma, sbarchiamo una ventina di chili di roba inutile e dentro tutto è facilmente rintracciabile, a portata di mano ed i pesi sono ben distribuiti.

Simone è stanco, ma contento; Stefano ed io facciamo salti di gioia (io li accenno, sono sul molo galleggiante e non vorrei provocare agli altri tuffi indesiderati). Finalmente qualcuno che cura i minimi particolari e si impone al nostro “testone”.

Verso le otto chiudiamo attività e controlli, ci riuniamo con una parte dei follonchesi (gli Achilli ed i Barbi, più babbo Armando) e proviamo a cercare dove mangiare.

Ci dividiamo dal gruppo dei ministi (ci sono pure Luca Tosi e Michele conosciuti nel 2009), loro sono per la carne; con David trasciniamo gli altri verso ostriche e consimili.

Siamo troppi per “André” ed allora andiamo alla “barca” (una lancia trasformata in cucina). Non è però come al solito, devono essere stanchi e certo non sono gentili e simpatici come le altre volte (ormai, conosciamo La Rochelle come le nostre tasche).

Le ostriche però sono eccellenti (ne mangio solo 18 perché è tardi e le hanno finite).

Simone e gli altri sono a cento metri, ci riuniamo, una bevuta veloce e poi tutti a letto; tutti gli altri, non David ed il sottoscritto.

Andremo a letto verso le quattro (del mattino), dopo aver conosciuto un buttafuori di colore che fa il basket a Cecina, uno spagnolo che parla italiano, due russe ed una francese. Abbiamo fame, ma persa l'occasione del kebab, David convince il portiere di notte dell'albergo a inventarci un piatto freddo. A quell'ora andrebbe bene qualunque cosa: il piatto arriva perfino decorato e colorato, con tanta roba. Bravo il portiere, ma, come sempre, l'architetto David Fantini ha iniziativa e cipiglio notturno.

Sabato alle 10 di nuovo in darsena; ci troviamo con babbo Armando, Stefano e Simone. Come sempre a me la scelta del luogo per la colazione (le paste saranno buone e optiamo per il “gran café”, tanto, l'espresso è imbevibile).

La roba da riportare a Follonica è già stata quasi tutta caricata, carrello ed invaso pronti per la nave.

Ora c'è da affrontare un problema causato dall'insufficienza dei nostri finanziamenti (ad oggi mancano ancora 6500 euro); il ritorno della barca dal Brasile. Ci vuole però David, con il suo buon francese (con lui ho concordato la proposta). Tutti sono preoccupati, “questi vogliono tutti i soldi, non faranno accordi”. Meglio essere in due.

Ultimi ritocchi con Luca e Daniela. Poi con Armando, vado a mangiare, non prima di aver chiamato il mio socio ed essersi dati appuntamento. Con gli organizzatori ci vedremo dopo la presentazione dei concorrenti, il cui inizio è previsto per le 14.

Andiamo verso il mercato. La giornata, iniziata male (un triste cielo grigio) sta cambiando; si è alzato un bel venticello dal mare ed al posto del grigio, sta tornando l'azzurro. Ora si apprezzano meglio i cento colori e la vivacità della zona del mercato.

Dove vorrei mangiare non c'è posto, anche perché abbiamo poco tempo e vorremmo mangiare all'aperto.

Quasi in orario andiamo alla presentazione. Ecco tutti i follonichesi, ora ci sono anche il Merlo ed Assunta, Blondie e Luisella, Graziano e lo Spino.

A gruppi di otto, i concorrenti salgono sul palco chiamati da un formidabile presentatore che con poche parole tratteggia il ritratto di ciascuno, la cui salita è accompagnata dalla musica che ognuno si è scelto (qualche gladiatore, una forza del destino, simone una roba di telefilm della sua gioventù; anche un inopportuno inno italiano, ma in generale robuccia). Atmosfera vivace, claque ed urlatori; il tutto scorre piacevole e veloce). Dopo Simone, andiamo a risolvere la questione del rientro della barca dal Brasile.

Nessun problema, l'accordo è fatto, ma prima o poi dovremo pagare (con quali soldi ? Si vedrà, ogni cosa a suo tempo).

Si è fatto tardi. Simone va al briefing più importante, quello per il meteo. Noi ci dividiamo nuovamente. Con David cerchiamo un posto per fare merenda con le ostriche e vicino al mercato lo troviamo. Ne prendiamo 9 ciascuno (ci siamo pentiti, perché ne avremmo mangiate ben di più) e poi a stendersi in albergo, in attesa di incontrarci con Simone.

E' la vigilia; il momento è delicato. Ci vuole tranquillità e calma. Andiamo solo noi tre, ad un ristorante tunisino. Il cous cous è buono e abbondante (ovviamente, facciamo un secondo giro). Dopo Alessia ed i bimbi, telefonata a Pompilio (nostromo del nostro Circolo). Chiama anche Cinzia Tacconi.

Simone è tranquillo, si sente pronto, è consapevole che questa volta abbiamo fatto tutti del nostro meglio e si è lavorato ancor più. Siamo grati a Luca e Daniela per quello che hanno fatto nelle ultime ore e per essere venuti.

Sono la nostra arma segreta.

Accompagnamo Simo a casa, è lì vicina. Noi gironzoliamo ancora un po', poi albergo.

Domenica ancora sole. Le previsioni danno certamente tre giorni di poco vento; poi forse una botta verso Capo Finisterre (Spagna), quindi di nuovo calma. Tutta bolina o quasi per gran parte della prima tappa.

Simone ed io abbiamo lo stesso pensiero: il Tip – Top (“Dagadà” è questo tipo di Mini) è forte per la bolina. Ce lo diciamo, ma poi, come nulla fosse, rimettiamo la considerazione in un angolo del cervello. Non è questo ciò che conta.

Ragazzi, quel che è fatto è fatto !! Tutti noi non contiamo più nulla; da ora Simone è nelle proprie mani e della barca.

Siamo sul molo, sappiamo tutti che ad un certo momento ci saluteremo, perché il giovanotto dovrà essere solo negli ultimi controlli, nelle procedure di armamento. Solo già a terra, molto prima della partenza (prevista per le 17). I follonichesi sfoggiano la maglietta del GV LNI Follonica, sembriamo davvero organizzati.

Anche oggi, La Rochelle si è ben vestita ed è festosa; saluta 84 atleti/e di valore. Ci saranno le classifiche, ma quelle dopo. Conta essere nel gruppo e portare a termine il frutto di mesi e mesi di lavoro e di spese.

Mi sento come i quei film di guerra o avventure: il generale organizza e pianifica, ma l'onere della prova è sulle spalle e nella testa di altre persone. Sei contento perché ce l'abbiamo fatto, anche questa volta, con fatica e pochi mezzi. Sei contento perché l'atleta è contento, sicuro e tranquillo.

Ma vorresti essere là anche tu, insomma, andare fino in fondo, spalla a spalla come in questi 4 anni.

Dal 2008 è stato un impegno, ha riempito, poco o tanto, tutte le giornate ed ora si consuma ancora in una lunga attesa attraverso il computer ed il “trakking” delle due tappe. Giorni di apprensione in cui sai e saprai che non puoi più fare nulla. Come gli altri 83 concorrenti, Simone sarà solo a decidere cosa e come fare. D'altra parte, lo si sa; ma, insomma, si apre un periodo diverso nel quale saremo solo spettatori.

Le sensazioni si accavallano; gioia, emozione, tensione, ma pure un velo di malinconia. Si apre un altro periodo.

Bello vedere una barca che sostiene Emergency ed una Amnesty International; il nostro solitario, invece, Niccolà Campo BIMBINGAMBA Onlus. Finalmente la vela con spirito democratico e sociale. Il mondo dei Mini 6,50 è davvero un'altra cosa.

Iniziano le varie operazioni; per le 13 tutti devono essere in assetto da regata affinché i gommoni possano cominciare celermente a portare fuori tutti i Mini. La Transat inizia davvero.

I primi saluti; Angelica controlla che Simone abbia mantenuto la promessa: nel raccoglitore con documenti e carte meteo, ci sono le due cose più importanti ovvero i disegni di Daniele e Gabriele, la lettera degli atleti Optimist, ancora chiusa nella busta (l'apertura e la lettura è prevista in mare, prima della partenza). Foto di Angelica e Virginia sulla barca con il nostro, poi i saluti. Semplici e secchi, nessun augurio ufficiale. Stappiamo due bottiglie dello spumante di babbo Armando, ma solo perché abbiamo sete, non per altro (comunque, un goccio alla barca, una carezza ed un bacio sulla prua li do volentieri a “Dagadà”). Poi via, tutti al ponte girevole, dove le barche usciranno per il mare aperto. Rimaniamo Simone, David ed io.

Parliamo poco in attesa del gommone per il traino.

Le sirene annunciano l'inizio delle operazioni di uscita (ore 13,30, come da programma); la chiusa della darsena è aperta, il ponte sollevato. Escono per prime le barche appoggio e poi, chiamati per nome dallo speaker, i navigatori, uno per volta.

La barca è pronta; sarà una delle ultime ad uscire: ci salutiamo al volo (“Pour gagné e niente di meno”, il pugno alzato). David corre verso la chiusa per le foto. Io mi avvio e ci scappa la lacrima.

Sento lo speaker, “le plus simpatique e formidable navigateur, le monitor de voile, l'italien Simone Gesì”; cinque (5) volte cita il suo nome, come solo ad altri 3 concorrenti (francesi) è avvenuto.

Sento Alessandro, Angelica, Armando, Assunta, Claudio, Enza, Graziano, Luigino, Luisella, Mauro, Roberta, Stefano, Virginia che salutano il passaggio del nostro. Io non vedo nulla.

Ora davvero, l'avventura ha inizio.

Alle 16 sono usciti tutti e sul molo c'è silenzio. Gran sole, poco vento, sarà bolina. Meglio così, per iniziare.

Ci dividiamo, ognuno ai propri mezzi; ogni tanto uno sguardo verso l'Oceano ma le vele sono già piccolissime ed indistinguibili. Il pensiero corre al solitario.

Il ritorno verso Follonica sarà un calvario: radiatore rotto al furgone di Marina di Grosseto (con tutte le scocciature ed i ritardi che ne conseguono); David ed io sbagliamo e mettiamo benzina anziché gasolio.

Questa volta gli accidenti sono a terra: pensiamo di averli presi tutti e, quindi, che Simone sia assolutamente tranquillo ed al sicuro.

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