Il diario di Simone Gesi da Bahia

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Questo il diario di Simone Gesi sulla sua avventura nella Transat 2011, seguito da un commento del presidente del "Comitato 4236 miglia" Ettore Chirici.

“Ciao a tutti,

eccoci qua a BAHIA nella Baia de todos os santos, dove tutti i ministi sognano di arrivare perche' vuol dire che e' finita. Stavolta e' andata, non e' stato facile, ma non lo e' mai facile, per nessuno, credetemi. Questa edizione e' stata tempestata da tanti, troppi ritiri, perche' quando la Natura decide di incavolarsi e di non farti passare..........si mette male. Penso alle mie "ultime" 300 miglia (600 km) con il vento in prua a 40 nodi (80 km/ora), pioggia incessante per 3 giorni (sottolineo che non ha mai smesso!!!!!) e onde tanto grosse che mai ho visto in vita mia. Ho patito il freddo che neanche a lavorare d'inverno da noi in mare patisco. E tu sei li' che speravi di goderti un bell'arrivo in Brasile con il sole e il vento a favore 'che' le energie sono ormai finite......e invece no. Ho pregato, in modo laico, perche' altrimenti non so fare, che l'albero restasse su e di arrivare a Bahia. Anche stavolta la Natura mi ha ascoltato e lasciato passare, e' andata bene e oggi finalmente mi godo un po' di sole e faccio asciugare le mie ossa. Penso anche a quelli che sono ancora in mare o a chi ha disalberato nell'ultima notte. Il direttore di corsa Dendis Huges mi ha confessatro che e' stata la Transat piu' dura degli ultimi 10 anni. Magari avro' occasione di raccontarvi altri particolari al rientro.

Intanto ringrazio tutti voi, sponsor,  supporter, tifosi, tutti quelli che hanno contribuito e seguito perche' io arrivassi qua. Stavolta la promessa non era da marinaio, l'ho mantenuta e ora tocca veramente ballare la samba a Bahia.

Ai prossimi giorni amici miei”

Sul sito ufficiale, invece, Gesi ha così commentato.

"“E' stata dura, ma così è la Transat. Se avessi voluto fare una vacanza, sarei andato con mia moglie alle terme.

Tremendo l'arrivo, per il vento contrario fortissimo ed il freddo (altro che Brasile, sembrava di essere in Norvegia).

Dal quarto giorno di regata, subito dopo le Canarie, ho cominciato ad accusare vari problemi. Prima un bompresso, poi anche quello di riserva. Sono poi riuscito a recuperarne uno, cannibalizzando l'altro (ma sono complessivamente una ventina di ore senza gennaker, quindi con 2 – 3 nodi di velocità in meno); poi le stecche della randa ed anche in questo caso meno male che avevo un set di riserva (ma di nuovo, un paio di ore senza vela principale).

L'ingresso di acqua sottocoperta ha mandato in tilt il pilota automatico principale (quello più idoneo ad essere utilizzato con venti oltre i 25 nodi) ed i display della strumentazione per cui ho spesso navigato privo di quelle informazioni utili alla miglior gestione della navigazione.

Riparazione in mare dell'agugliotto del timone su cui già ha Madeira eravamo intervenuti.

Infine, qualcosa mi preoccupava all'albero e, quindi, nell'ultima settimana ho preferito non forzare.

Peccato, perché volevo e potevo fare meglio in classifica, ma considero un grande risultato essere arrivato a concludere questa meravigliosa regata.”

Infine il commento di Ettore Chirici.

"Sono Ettore Chirici, Presidente del “Comitato 4236 miglia”, associazione di volontariato che, assieme al GV LNI Follonica (Società rappresentata da Simone), ha sostenuto le due campagne Transat 2009 e 2011 di Simone Gesi.

Siamo decisamente felici del risultato di Susanne Beyer e di Simone Gesi: completare la Transat non è cosa da poco e sfido molti dei commentatori a fare o provare altrettanto.

Colpisce certo la falcidia degli italiani (anche se Giacomo Sabbatini è un caso a sé, colpito esclusivamente da sfortuna), ma farei notare come da 10 anni a questa parte, l’edizione 2011 della Transat sia stata particolarmente dura. Infatti, più di un quarto dei “solitari” ha dovuto abbondanare la competizione (qualcuno anche in modo drammatico) e tra questi diversi favoriti.

Non posso parlare per gli altri, sebbene ne conosca competenza, passione e preparazione.

Mi limito a due brevi osservazioni.

La prima, riguardo Simone Gesi ed il suo Mini “Dagadà – Spirito di Maremma”. Puntavamo certamente ad un altro risultato, sebbene il primo e più importante fosse concludere. Abbiamo affrontato entrambe le Transat con un budget tra i più inferori in assoluto. Nel 2009 il guaio al pilota automatico non fu dovuto al budget, ma ad un errore clamoroso del cantiere che non aveva messo in sicurezza il portello esterno di poppa ed al fatto che quello di riserva era andato perduto due giorni prima della partenza nell’incendio del furgone di appoggio. L’edizione 2011 è stata affrontata con assoluta dedizione e competenza, coinvolgendo tecnici che operano sui Coppa America, dando un contributo volontario a questa impresa, riconoscendo le doti marinaresche di Simone. La ripetuta rottura dei bompressi (e non dello strallo di prua), prima tappa e ben due nella seconda, è dovuta ad errori di manovra, normali in condizioni di vento e di mare estreme (conta averne avuti sempre di riserva). Il ritardo accumulato causa questa rottura poco dopo Capo Verde ha portato Simone a subire, come altri, le peggiori condizioni meteorologiche che si siano avute in questa Transat.

La seconda considerazione è sul fatto, indubbio, che in Italia manchi una “scuola” per affrontare questa competizone. Credo che il risultato di Susanne Beyer e l’ottima prova di Giacomo Sabbatini (che mi sembrerebbe corretto e giusto valorizzare) potrebbero indurre la classe e la Federazione a promuovere un’iniziativa in questo senso.

Mi fermo qui e vorrei davvero ci fosse un applauso ed un abbraccio a Susanne ed a Simone che sono ampiamente apprezzati e stimati nel momdo dei Minnisti.

Complimenti per come è stata seguita la regata."

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